Facoltà Teologica del Triveneto, sguardi sul futuro: quale rapporto tra Scienze religiose e teologia? Dialogo proficuo con l’università

La Facoltà Teologica del Triveneto prosegue la riflessione sulla specificità delle scienze religiose in rapporto alla teologia e in dialogo con l’università. In una lettera inviata a tutti i docenti degli Istituti in rete, il preside don Andrea Toniolo riprende il tema affrontato nel collegio plenario tenutosi a Vicenza lo scorso 9 giugno e rilancia alcune questioni costitutive della realtà accademica triveneta; annuncia inoltre che la rivista Studia patavina, nel focus del fascicolo 2/2023 pubblicherà gli interventi proposti al collegio plenario (G. Zambon, A. Cozzi, L. Paris, C. Cremonesi e A. Notdurfter) assieme ad altri contributi inerenti al tema. E anticipa alcune tematiche di ampio respiro per il prossimo anno accademico, che fanno eco alle riflessioni maturate e che verranno riprese in appuntamenti istituzionali: la spiritualità e il post-moderno; fede ed etica ambientale, alla luce dei cambiamenti climatici ed economici; la pace e il dialogo ecumenico e inter-religioso (in concomitanza con l’anniversario di Pacem in terris); la sfida dell’intelligenza artificiale.

«Nella storia delle istituzioni teologiche italiane – scrive il preside – i percorsi di scienze religiose hanno avuto un’attenzione maggiore rispetto alla teologia, a motivo della loro trasformazione istituzionale, della loro forte implicazione per l’insegnamento della religione, del maggiore impatto numerico in termini di studenti. Eppure, la questione della loro identità emerge continuamente e si discute sempre sul senso di un “doppio binario”. Mi pare che le riflessioni emerse nel collegio plenario, come pure l’evoluzione dei religious studies nei percorsi universitari laici e internazionali, vadano nella direzione di tenere vivo il discorso sulla specificità delle scienze religiose “teologiche”. Il loro statuto epistemologico non è un capitolo chiuso o da chiudere, come mi pare di poter capire anche guardando fuori Italia, per diverse ragioni, che semplicemente riprendo e che possono diventare motivo di consolidamento istituzionale dei nostri ISSR».

1. La strutturazione accademica degli ISSR (3+2) ha permesso di acquisire una maggiore flessibilità nei piani di studio e nelle specializzazioni, anche se di fatto vivono quasi solo quelle didattiche. In realtà, la loro origine e la loro riforma erano finalizzate alla formazione di cristiani laici per ministerialità pastorali e per altre professioni o competenze nel mondo laico (beni culturali, bioetica, mediazione sociale, solo per fare qualche esempio). «Potenzialità ancora tutte da esplorare, ma importanti per la rilevanza pubblica della fede. Una maggiore collaborazione con gli uffici delle Diocesi – evidenzia Toniolo – potrebbe favorire il risveglio dell’indirizzo pastorale, di cui c’è urgente bisogno per il futuro delle nostre Chiese».

2. La presenza degli ISSR ha permesso di consolidare dentro le Facoltà teologiche la dimensione pedagogico-religiosa, finalizzata alla formazione degli insegnanti di religione, ma preziosa anche per la dinamica educativa pastorale. «Attraverso i corsi caratterizzanti l’IRC e le esperienze di tirocinio – spiega – i nostri ISSR hanno maturato una seria competenza in tale ambito, che i percorsi di teologia non sarebbero stati in grado di creare. Il mondo dell’insegnamento della religione rappresenta un luogo privilegiato e pubblico in cui poter mostrare le implicazioni etiche, sociali, dialogiche della fede cristiana. In base alle statistiche diffuse recentemente dalla CEI, nel giro di 4-5 anni, ci sarà un cambio generazionale di insegnanti di religione in Italia pari al 30%. In altre parole, la scuola avrà bisogno di migliaia di nuovi insegnanti di religione».

3. Scienze religiose vs. religious studies? Il confronto avuto al collegio plenario con l’impostazione di una laurea magistrale laica (Università di Padova e Venezia) in scienze delle religioni, caratterizzata da un metodo comparativo, pone la questione della specificità teologica dei nostri percorsi di scienze religiose. Sorprende il fatto che il mondo laico si interessi sempre più del fenomeno religioso (basti pensare ai numerosi master su tematiche religiose che vengono proposti, cf. a Padova nel prossimo anno quello di “Contemplative studies” sulla pratica meditativa in accordo con l’Unione buddhista italiana). «La qualifica di “scienze religiose” è opportuno che rimanga anche nelle Facoltà teologiche – sottolinea – per designare la forte sfida interdisciplinare che riguarda la teologia come pure la “messa a fuoco” del metodo teologico (non semplicemente comparativo) con cui si indaga ogni fenomeno religioso. L’intento delle scienze religiose è quello di elaborare un punto di vista cristiano sui fenomeni religiosi, evidenziando con un linguaggio antropologicamente rilevante le implicazioni delle verità biblico-cristiane. Il confronto serio, poi, con il metodo comparativo e con i religious studies permette di uscire da ingenuità terminologiche anche solo legate alla parola “religione”».

A Palermo e a Bologna le rispettive Facoltà teologiche hanno avviato con le università statali una laurea magistrale congiunta sulle scienze delle religioni, per rafforzare il dialogo con la riflessione a-confessionale. «Potremmo anche nella nostra realtà triveneta ipotizzare un percorso simile» propone il preside.

«Gli ISSR, – conclude Toniolo – pur conoscendo una storia travagliata, hanno avuto il merito di far uscire l’insegnamento della teologia dai Seminari e di intaccare la finalità esclusivamente clericale della formazione teologica, permettendo a migliaia di laici di accedere alle fonti bibliche e teologiche. Il contesto di oggi chiede di rivedere il rapporto tra teologia e scienze religiose favorendo maggiormente l’integrazione – come avviene in molte realtà – per superare l’idea del binario parallelo, a condizione però che si mantenga viva la riflessione sul metodo e la specificità delle scienze religiose, in rapporto alla riflessione laica sui fenomeni religiosi e alle finalità professionali richieste dai contesti ecclesiale e civile. Sarà nostro impegno – come Facoltà teologica a rete – riprendere e tenere vive tali questioni in diverse occasioni».

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