Professionisti “impastati” nell’esperienza umana: gli Istituti Superiori di Scienze Religiose del Triveneto a confronto con il sociologo Mauro Magatti

La stagione della globalizzazione volge al termine e noi ci ritroviamo dentro una trasformazione profonda, in un mondo caratterizzato da elementi di disordine e di contraddizione, dove la spinta al cambiamento è sempre più urgente. La crescita che si riteneva illimitata e progressiva lascia il posto a una stagione di shock. Occorre capire il nuovo mondo – anche con una riflessione teologica che non sia troppo in ritardo rispetto a ciò che accade – e trovare le misure di questa nuova condizione di cui nessuno ha le mappe.

È partita da qui la riflessione del sociologo ed economista Mauro Magatti all’evento in rete degli Issr del Triveneto Specialisti gioiosi. Le scienze religiose nel contesto attuale, svoltosi il 3 maggio 2022 in presenza a Vicenza e con 240 partecipanti online.

Chiusi nella capsula

«Oggi in Occidente (in Europa, in Italia) e fra le ultime generazioni (20/30enni) la questione di Dio risulta inintelligibile, perché la cultura contemporanea ha raggiunto un livello di astrazione e di saturazione elevatissimo e ha generato un’idea di ordine sociale potentissimo, capillare, saturante: una capsula da cui è difficile uscire» ha spiegato Magatti. Uomini e donne tecnologici, non riusciamo a capire di che cosa si parla quando si parla di Dio, salvo in alcuni momenti in cui qualcosa (una malattia, una perdita) rompe lo schema. «La deriva tecno-nichilista porta all’inintelligibilità di Dio nella cultura contemporanea e produce, per reazione, per compensazione, la dinamica fondamentalista in tutte le religioni, cattolicesimo compreso». La dinamica fondamentalista non va bollata ma va compresa perché ha solo un futuro di distruzione.

Ripartire dalla relazione

«Non c’è altra radice se non quella cristiana che possa dire qualcosa alla storia occidentale» ha affermato il sociologo richiamando Laudato si’ e Fratelli tutti come i luoghi in cui papa Francesco pone all’Occidente (cristiano) la questione dell’individualismo (che è figlio dell’astrazione) versus la relazione. «Il papa chiede di riconoscere lo statuto relazionale dell’individuo – spiega –. Per provare a ristabilire una relazione fra la fede e la ragione, separate dalla cultura moderna, bisogna partire dall’esperienza dell’umano; per questo Francesco chiede ai cristiani di mettersi nei luoghi e fra coloro che la società tecnocratica tende a scartare: dove l’ordine sociale entra in crisi si può provare a scardinarlo. Dopo avere recuperato la costitutiva relazionalità della vita umana, allora si potrà rigenerare anche il pensiero».

Un sapere incarnato

Da qui discendono alcune sottolineature per lo specifico del lavoro universitario, di formazione, di pensiero. Innanzitutto il recupero dell’esperienza – scalzata, nella modernità, dall’esperimento di matrice tecno-scientifica –, ad esempio dell’esperienza di chi si pone la domanda della preghiera (quali sono le forme della preghiera contemporanea?) o di chi sta accanto alle infinite forme di umanità negata. Recuperare le esperienze dell’umano potrà aiutare a sanare la cultura tecno-nichilista.
In secondo luogo il tema del dialogo, del rapporto con le altre religioni: il “dialogo dialogico” di Panikkar, un cammino da fare insieme e che ci trasforma grazie all’incontro con l’altro. Per contribuire a salvare il mondo c’è bisogno di conversione.

Il sociologo infine ha sottolineato la necessità di essere professionisti. «Il pensiero e le competenze crescono dove il confronto con la realtà dell’umano costringe a usarle, dove ci lasciamo sfidare dalla realtà senza chiuderci nel bozzolo di un linguaggio iniziatico. C’è bisogno di persone che aiutino a recuperare un’apertura spirituale, vitale; che sappiano aprire finestre pertinenti al mondo in cui stanno; capaci di far dialogare le proprie conoscenze con la realtà e generare un sapere incarnato.

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